Diritti umani


La parola diritto (lat. dirigere = orientare verso ciò che è retto) deriva dall’antichissima nozione di rettitudine che si rifà alla legge morale naturale inscritta nell’uomo, in quanto il suo comportamento (lat. mos) è guidato dalla ragione con i suoi “lumi” naturali: prudenza, fortezza morale, temperanza, giustizia… Il diritto, come espressione di giustizia, è “dare a ciascuno il suo”. Le dichiarazioni dei diritti sono fondate sull’antichissima regola d’oro (non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te) e hanno avuto varie formulazioni più o meno complete (dal codice Hammurabi del 1728 a.C. alla cultura cristiana dell’uguale dignità di ogni essere umano e ai suoi successivi approfondimenti).

La Dichiarazione del 1948 indica gli aspetti essenziali della natura umana, che non sono elargizioni di Stato perché vengono prima di ogni legge statale, anzi la fondano.

I principali diritti sono: Diritto al riconoscimento di uguale dignità (art. 1), Diritto alla vita (art.3), Diritto all’integrità fisica e conseguente divieto della tortura e di trattamenti degradanti (art. 5), Diritto alla sicurezza (art. 3,22), Diritto alla libertà (art. 3,4), Diritto all’eguaglianza (art. 2), Diritto alla giustizia (art. 7,8,9,10,11), Diritto alla famiglia (art. 16,25), Diritto all’autonomia della vita privata (art. 12,13), Diritto alla libertà di pensiero (art. 18,19), Diritto alla libertà religiosa (art. 18), Diritto alla riunione e associazione (art. 20), Diritto di partecipazione alla vita pubblica (art. 21), Diritto al lavoro (art. 23,24), Diritto all’istruzione (art. 26,27), Diritto all’assistenza (art. 25), Diritto di proprietà (art. 17).

La Dichiarazione è fondata su una antropologia personalista condivisibile da tutti i popoli.